Negli anni ’30, il geologo Cesare Porro di Rovello (CO) progettò e costruì autonomamente uno strumento meccanico per l’indagine del sottosuolo basato sul rilevamento delle emissioni spontanee dei materiali ivi presenti. Nel 1961, suo figlio, l’ing. Alessandro Porro, migliorò quello strumento realizzandone una versione elettronica con maggiore sensibilità e capacità di penetrazione, da lui battezzata “Rabdomante Elettronico”. Nel 1963 radunò attorno a sé un gruppo di persone (oggi tutte decedute) con lo scopo di condurre delle ricerche rabdomantiche a tappeto tra le Prealpi e la Pianura Padana. Di questo gruppo facevano parte tra gli altri un geologo di fama internazionale, il Prof. Floriano Villa, e il giornalista del Corriere della Sera Mario Miniaci. I dati raccolti, relativi al periodo 1963 – 1974, condussero gli studiosi a conclusioni tanto imprevedibili quanto disarmanti, che non lasciarono dubbi circa la necessità di mantenere il più assoluto silenzio. Il “Rabdomante” aveva infatti scoperto le vestigia di una specie intelligente e tecnologicamente molto avanzata, che era vissuta sulla Terra milioni di anni prima rispetto alla comparsa del genere umano. Si tenne comunque una rigorosa documentazione sotto forma di relazioni e scambi epistolari, la quale molti anni più tardi venne ceduta al ricercatore milanese Marco Zagni dai famigliari di Mario Miniaci. Il presente volume costituisce l’ideale integrazione de Il Risveglio degli Antichi - Rapporto su una Civiltà Dimenticata dal Tempo (GRAAL 2018), opera del collettivo Rabdo Team (Marco Zagni, Diego Marin, Loris Bagnara, Andrea Lontani). In questo nuovo lavoro, Diego Marin espone alcuni personali approfondimenti condotti attraverso un’analisi e un confronto puntuale col documento fondamentale della vicenda: il Diario di Mario Miniaci. Il testo è integrato da alcuni significativi contributi, presentati in appendice, a firma di Loris Bagnara, Marco Zagni e Mauro Quagliati e dalle Conclusioni di Stella Picarò, editor del volume.