L’incantevole prosadidickens "Non amaredickens è un peccato mortale: chi non o ama non ama nemmeno il romanzo" scrive Pietro Citati. Infattidickens fu amatoda Tolstoj edostoevskij,da Conrad e Joyce,da Kafka ed Henry James che, si racconta, messo in punizionedala madre e costretto a starsene a etto,dal ettodiscese,discese e scale che portavano al salotto, nel salotto s’acquattò sotto il tavolo, celato in segreto mentre, zitto, ascoltava a cugina maggiore eggere il "David Copperfield". Henry James fu trascinatodal etto a sotto a tavoladale paroledi questodispensiered’imbrogli,da questo truffaldino onestissimo che, certo, spaccia a buon mercato sentimenti onestissimi e che non riesce mai,davvero mai, adare ragione al Male e a chi ha torto (com’èdele favole, com’èdei racconti più cari) ma che, siadetto con merito, in quanto a capacitàdi racconto,d’invenzione fantastica che si chiarifica per enorme quantitàdi particolari minuti, non è secondo a nessuno. Tant’è che fu amatodagli scrittori suddetti quanto fu amatoda un popolo, quelo britannico, che accorreva al’uscitad’ogni puntatad’ogni sua storia. Non fa eccezione questo "Tempidifficili" ch’è prodigiodolcissimo,dolcissima favola nera. Una fanciula, un padre che si fa ombra, ’educazione che ela si merita sono apparenti argomenti, scuse, puerili strumenti per fare racconto: ciò chedickens tratta, con mËstria insuperabile, è il confronto tra ’arte fantastica (ed ildiritto sacrosanto ai sogni) e ’asciutta, secca, ingrigita realtàdei numeri,dele formule,di un ordine che non fa chedare ordini. Terminerà com’è giusto che termini,dopo paginedi un’incantevole prosa.