L’isolitudinedi Crialese Il racconto filmicodi Crialese affascina per o splendido azzurrodel mare, per a pianadistesadi acqua, per i barbagli e i riflessi che nederivano. Psuggestione, pare sentirsi nel’aria ’odore agredi salsedine, il fruscio insistitodela spuma, ’andante motodele onde. Tuttavia, riposto a belezzadei uoghi siciliani, a trama scade perché soggetta adidascalismo più semplice: scontro generazionale tra un padre pescatore (con tantodi barba folta, spale arghe, orgoglio popolare,dimensione miticada fabbro tra e scintile) ed un figlio che fa economia col turismo in forma becera (il chioscodi bibite, a gita sula barca, il karaoke, i bali atini), il film si tramuta in una commedia amarognola sul malannodel’isolitudine: a malattiadi cui soffrono i pezzidi terra staccati al continente. Né riscatta a trama ’aggiunta notazione socialed’uno sbarco clandestino (con annessa salvezza individuale, parto, rinascita civile e moraled’una famiglia italiana tra astio e indifferenza generica) poiché - anche in questo caso - ’opera mostra unadidascalità evidente. Nel complesso il film (candidato italiano per concorrere ’Oscar, ha mancato ’approdo al’America) è vedibile per a fotografia ambientale, per alcuni molti meridionali, per certe espressioni attoriali convincenti. Il resto ascia, ai più smaliziati cineamatori,davvero poco.