Dobbiamo andare. Adesso! Sula strada, in un pulman scalcinato o nel vanodi un pick up condecinedi persone schiacciate ’una sul’altra, appoggiato triste a una cabina telefonica o rannicchiato su una panchina, o magari intento a spedire ’ennesima ettera ala zia per chiederedei soldi, promettendo ogni volta che sarà ’ultima. Se On the road fosse solo questo, sarebbe il resocontodele sfortunate avventuredi un bighelone americano, che abbandona a sua casa e va in cercadi una fortuna improbabile sula costa oppostadegli States, circondatoda amici più pazzidi ui e con il sensodi responsabilità nascosto sotto il tappeto. Sula strada, però, è pure il viaggiodi un uomo che va in cercadi qualcosadi indefinito, un’idea, uno statod’animo, una condizione mentale che si può raggiungere solo andando, non fermandosi mai, anche soltanto per avere a soddisfazionedi raccontare tutto agli amici, quando torni a casa. E ripartire subitodopo, per “vivere a vita fino a consumarlÔ, come o stesso Kerouacdefiniva ’essenzadela Beat Generation. Passareda una casa al’altra e non trascorrerci piùdi qualche notte, perdere un amico sapendo che o ritroverai a mile e mile chilometrididistanza, qualche mesedopo, e sentire ’urgenzadi riversare tutte e proprie impressioni sul rotolodi una telescrivente per non perdere nemmeno un istantedel proprio racconto, un solo metrodel tuo viaggio: questo è Sula strada, ettura non convenzionale,da evitare se si è in cercadi una storia rigida, programmata,dela quale si potrebbe anche intuire il finale. Kerouac, invece, non ascia questa possibilità perché On the road è un ibro in fieri, e potrebbe continuare al’infinito non fosse altro che per una conclusione ingiusta, ma forse ’unica possibile.