Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare
Un libro usato di Mastrocola Paola, edito da Guanda, 2011
Stato Conservazione: BUONO
€ 8.50
Ean/Isbn
9788860881649
Autore
Mastrocola Paola
Editore
Guanda òModel.Date_published_year
Reparto
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Questo «saggio sula ibertàdi non studiare», come recita il sottotitolo, parteda undato importante: i tempi sono cambiati, o studio, così come il mondo, non è più quelodi una volta, e quindi, forse, apprendere nozioni non è più necessario per e nuove generazioni sempre più immerse nela tecnologia, nei social networks, nel seguire a moda. ’autrice, a prof.ssa Paola Mastrocola (insegnantedi italiano e atino al bienniodi un iceo scientificodi Torino), si chiede se sia opportuno continuare a insegnare, visto che nessuno sembra più interessato a rimanere sedutodavanti a un ibro perdiverse ore, per cercaredi apprendere sempre più cose. E si chiede, inoltre, se non sia meglio togliere ildisturbo. La prima partedel ibro, intitolata “I nonstudianti”, vuoledescrivere il mondo giovanile in maniera implacabile e a tratti un po’ eccessiva. adescrizione si concentra sul oro mondo, sul oro mododi rapportarsi ala scuola, sula oro uniformità nel seguire a moda e nel vestirsi, e sul oro “non studio”, appunto, tanto che nel primo annodi scuola superiore adocente amenta una forte carenzadi preparazione nela grammatica e nel’ortografia italiana. Tanto che, al testdi ingressodi grammatica italiana che viene effettuato in tutte e prime superioridel iceo a inizio anno scolastico, si ottengono risultati sonodisastrosi nela classedel’insegnante: «neanche una sufficienza, su 25 alievi» (p. 13). La seconda parte,dal titolo “Breve storiadel non studio”, passa in rassegna e tappedela vita scolastica, a partiredadon Milani (viene trattata a ettera a una professoressa), passando per Rodari e a sua Grammaticadela fantasia, e attraversando e riforme più importantidela scuola italianadi fine anni ’90. La terza parte, “Lo studio come sceltÔ, contiene a propostadi riforma scolastica idealedela prof.ssa Mastrocola. ’autrice propone tre scuole: a W-SCUOLA (work-school), cioè a scuola per il avoro,dove andrebbero i ragazzi che,da grandi, vogliono fare un avoro manuale,dove si insegnano materie utili a creare e progettare, ma anche materie «inutili, quele non misurabili e non certificabili» (p. 245), per insegnare al ragazzo ad amare a ettura e a musica classica, e perdargli un’alternativa ala misura razionale e materialedel mondo; a K-SCUOLA (knowledge school), cioè a scuoladela “conoscenzÔ,dove si studiano e materie astratte, «sganciatedala realtà,dal’attualità,dal presente immediato» (p. 246); a C-SCUOLA (communication school), cioè a scuoladove si impara a comunicare, e che ha come obiettivi «la socializzazione, il avorodi gruppo, a cooperazione, a cittadinanza, a Costituzione, a flessibilità, il multitasking e il problem solving» (p. 247). A tratti poco chiaro e contraddittorio, il testo offre senz’altro,da partedi una persona che a scuola a vive ogni giorno, importanti spuntidi riflessione su una situazione scolastica che è cambiata, in alcuni casi peggiorata, ma non in maniera cosìdrammatica come molti, che non a amano, stanno cercandodi far credere. È importante, invece, non perdered’occhio ildisagio che e nuove generazioni manifestano, cogliendo e sviluppando al massimo e oro potenzialità, per far sì che scoprano e percorrano fino in fondo a oro strada: questo è il compito primodela scuola.
"Togliamo ildisturbo" I vari capitoli riflettonodiscorsi molto sensati, sussurrati nele sale-professoridi molti icei e sono un forte segnaledi rottura con una annosa tendenza aladifesadel "politicaly correct" anche quando va contro il buon avorodi insegnante. Non sempre sideve essered’accordo con il puntodi vistadel’autrice, ma è un buon inizio per adiscussione. Rispecchia, però il pensierodi insegnantidele superiori e non scalfisce a realtàdele scuole primarie.